La prima parte del racconto sul Trinche lo trovate qui.
In che ruolo giocava il Trinche?
Era il classico volante sudamericano, il regista basso davanti alla difesa. Eduardo Quinto Pagés, portiere del Central Córdoba, racconta di aver mantenuto la sua rete inviolata per 606 minuti. Il merito è stato tutto del Trinche, che teneva sempre la palla nella metà campo avversaria. “La mia virtù principale era desiderare la palla, in qualsiasi momento. Se non ce l’avevo, ero disperato”. Anche qui però si sconfina nel mito: c’è chi racconta che Carlovich in qualche occasione sia rimasto con la palla incollata ai piedi anche per dieci minuti.
Con il suo sinistro può tranquillamente servire gli attaccanti con lanci lunghi, ma è una merce rara, perché il suo pane quotidiano è fatto soprattutto di tunnel e dribbling. Ama talmente il pallone, che a volte ci si siede sopra durante le partite, come racconta lo stesso Trinche “l’ho fatto solo per avere una pausa e non per prendere in giro l’avversario sul campo”.
I due amori della sua vita sono il Central Córdoba e l’Independiente Rivadavia, ma nella sua lunga carriera – ha continuato a giocare fino ai 42 anni – militerà anche per altre squadre, come il Rosario Central, il Deportivo Maipù, il Club Deportivo Argentino ed il Colón, l’unica squadra che gli ha permesso di giocare in Primera, la massima serie argentina.
In tutta la sua carriera non si era mai infortunato, , sono state quelle con la maglia del Colón. Gioca due partite ma poi si infortuna. Il suo allenatore, Urriolabeitia, crede ancora oggi che sia stato tutto un problema mentale…
La storia incontra il mito
Il 17 aprile, due mesi prima del Mondiale 1974, viene organizzata un’amichevole di preparazione tra l’Albiceleste e una selezione rosarina che comprende 5 giocatori del Rosario Central e cinque del Newell’s Old Boys. Per evitare di creare sommosse popolari tra i tifosi delle due squadre di Rosario, l’undicesimo giocatore della formazione titolare è il Trinche. A guidare la selezione sono gli allenatori delle due squadre locali: Juan Carlos Montes e Carlos Timoteo Griguol.
Alla fine del primo tempo la selezione cittadina è avanti di 3 reti. Il CT dell’Argentina, Un imbarazzato Vladislao Cap esige dai due allenatori di Rosario che quel numero 5 che aveva ridicolizzato i giocatori della Nazionale davanti a 35.000 spettatori venisse sostituito. Un giocatore di serie B aveva dominato i migliori calciatori del paese a suon di tunnel, rabone e sombreri…
Il mondiale in Germania va male, l’Argentina si qualifica per il rotto della cuffia al secondo turno, dove perde per quattro a zero contro l’Olanda. Il nuovo Ct dell’Albiceleste, quello che dovrà guidare la nazionale nel mondiale che giocheranno in casa è il rosarino Cesar Luis Menotti. Conosce Carlovich e prova a convincerlo a presentarsi a un provino con la Selección in vista dei mondiali 1978. La leggenda vuole che il Trinche sia partito per Buenos Aires ma lungo la strada abbia deciso di fermarsi lungo il fiume Paraná per mettersi a pescare (e da lì non si sia più mosso).
Come ha raccontato lo stesso giocatore, durante una delle tante interviste che ha dato negli ultimi anni della sua vita “A chi mi domanda perché non sono arrivato chiedo: cosa significa arrivare? Io volevo solo giocare a pallone e stare con le persone che amo, e loro vivono tutte qui, a Rosario”. In fondo aveva ragione Gabriel Garcia Marquez: “non importa come in realtà si vive la vita, ma come la si ricorda e come la si racconta”.
La fine di un mito
Nel 2002 la città di Rosario lo nomina “Sportivo illustre”. Grazie a questo premio riceve un obolo di 150 dollari al mese per coprire le spese dell’affitto. I tifosi fanno una colletta per pagargli l’operazione di installazione di una protesi all’anca (soffre di osteoporosi). Vive insieme a moglie e due figli, e lavora con uno dei suoi fratelli come installatore di pavimenti.
Il 16 febbraio 2020 incontra e abbraccia per la prima volta Diego Armando Maradona. Quando gli chiedono un commento dice che “dopo aver incontrato Diego, posso andar via da questa vita in pace. Mi ha detto che sono stato il miglior giocatore che ha visto”.
Il 7 maggio, poco dopo aver compiuto 71 anni, accade la tragedia. Sta passeggiando in strada con la sua bici. Due ragazzini gli vogliono rubare la sua due ruote e gli danno una spinta, lui cade e batte la testa. Resta due giorni in coma e poi muore. Prima di essere sepolto, la bara con le sue spoglie è portata allo Stadio Gabino Sosa, l’impianto che lo aveva visto protagonista da calciatore. Qualche mese dopo lo seguirà Diego Armando Maradona.
“Non ci posso credere, ti ho conosciuto da poco e già te ne sei andato. – commenta Maradona, appresa la notizia – Il mio pensiero più forte va alla tua famiglia, nella speranza che venga fatta giustizia. Riposa in pace, maestro”. Qualche mese dopo ‘El Diez’ lo raggiungerà.
È il 7 maggio 2020. Carlovich esce di casa e s’immerge nella folla del Barrio 7 de Septiembre, come ha sempre fatto da quando aveva appeso gli scarpini al chiodo. Passeggia in bicicletta, come ha sempre fatto nel corso della sua vita, nella zona ovest di Rosario. La chioma scura ha perso splendore, ma la gente lo riconosce ancora. I più giovani lo salutano con affetto, i più anziani con devozione. All’improvviso, però, un ragazzo sbuca dal nulla, vuole la sua bicicletta. Gli ruba il mezzo, mentre El Trinche cade e sbatte violentemente la testa. Viene ricoverato subito, è in coma indotto per le gravissime lesioni al capo. Dopo la corsa dei sanitari, l’apprensione di un’intera città si spegne il giorno dopo, l’8 maggio 2020. El Trinche è