Il giorno in cui cadde Mussolini
avevo 16 anni.
Come tutti gli italiani
Figli della Lupa dai sei agli otto anni
Balilla dagli otto agli undici anni
Avanguardisti dagli 11 ai 14 anni
Ero ormai un Giovane Fascista
già da qualche anno
ero passato dal moschetto di legno
a quello vero.
Tra gli impegni previsti per noi
c’erano lunghi campi estivi
come quello che stavo facendo a Bardolino.
A me non pesavano quei rituali
della vita militare
dall’alzabandiera alle marce
ed alla pulizia delle armi.
Alla notizia dell’arresto del Duce
il comandante aveva disposto dei turni di guardia
temeva attacchi dei socialisti…
Il mattino dopo nessuno ci chiamò per l’alzabandiera
il comandante era scappato
così come il vice.
Alcuni ragazzi decisero di tornare a casa
io con altri decisi di restare
in fondo avevamo i viveri
e il materiale militare.
Una sera arrivarono alcuni tedeschi
della divisione SS Hermann Göring
che avevano appena incendiato
e raso al suolo
il ghetto di Varsavia.
Una sera ci raccontarono tutto
non tralasciarono alcun particolare
come il tiro al bersaglio
ad alcuni ebrei che si buttavano da una finestra.
In quel momento ho capito
chi era il nemico da combattere.
L’8 settembre ero a Verona
dopo aver ascoltato
il proclama di Badoglio alla radio
decisi che dovevo raggiungere gli Alleati.
Lasciai una lettera a mia madre
e poi salii su un treno senza sapere
dove mi avrebbe portato.
Arrivato a Chieti mi rifugiai in seminario
il giorno seguente partii a piedi per il sud
dopo aver camminato a lungo
incontrai un tedesco
dietro una mitragliatrice.
Gli dissi
“Entschuldigung mamma malata Guglionesi”
Guglionesi era il paese di fronte.
Lui rispose
“Tutti italiani mamma malata”
Mi sentii un cretino e ritornai sui miei passi.
Il giorno dopo fui più fortunato
superai la linea del fronte
senza neanche accorgermene.
Diventai parte del 2° reggimento SAS
il corpo speciale inglese dei “berretti rossi”
specializzato in azioni dietro le linee nemiche.
Restai con loro finché la malaria
mi fece diventare un intralcio.
Il 25 aprile ero a Verona
nella Brigata Pasubio
durante un’azione
mi trovai tra tedeschi ed alleati.
Mi riparai in una canaletta piena d’acqua
mi videro due ufficiali tedeschi in bici
e uno di loro mi puntò contro la pistola
dissi loro di ripararsi
perché gli americani erano vicini.
Quello con la pistola non ci credeva
perché radio Berlino aveva detto
che gli Alleati erano a 500 chilometri
Arrivò una raffica di mitraglia
che lo buttò giù.
L’altro scappò
senza più pensare a me.
Questa poesia fa parte di una raccolta che ho scritto qualche anno fa per raccontare le storie di tanti partigiani. La formula scelta per rappresentarli è quella del verso libero sul modello dello Spoon River. Il libro lo trovate in vendita qui.