Partigiani, Nuto Revelli

Arrivava gente da tutte le parti

un partigiano dei miei

si chiamava Pinot

aveva un paio di zoccoli

con del fieno dentro

dopo un po’ ci ha confessato

che era venuto su

anche perché sperava di mangiare.

Figurati

i nostri pasti erano

dei minestroni di erba secca

della carne che sembrava

plastica bruciata male

tante patate

delle porcherie incredibili

e lui era messo peggio di noi…

Arrivati su

non eravamo impegnati tutto il tempo

a lavorare o a pensare di sparare

si rideva cantava e scherzava

i ragazzi diventavano uomini abbastanza in fretta

qualcuno tornava indietro

ma i più restavano.

Il primo combattimento

avevo un centinaio di partigiani

che avevano paura dei tedeschi.

Per forza era da anni

che avevano conquistato

e poi occupato

tutta l’Europa.

Per questo ho voluto dimostrare

che anche i tedeschi scappavano

se gli sparavi bene in testa

anche più veloce degli italiani

perché erano più in carne.

Con un Thompson

li ho fatti ballare tutta una mattina

sfruttando la grande forza

della guerra partigiana.

Sparavi da un tornante

e poi osservavi dall’alto lo spettacolo.

I tedeschi si appiattivano a terra

e una pattuglia partiva per circondarci

quando arrivavano lì

noi eravamo sopra

e ricominciava il gioco.

Io davo spettacolo

se vuoi facevo anche un po’ il buffone

per dire ai miei uomini

“guardate che se sparate così

questi qui li pestiamo

anche se sono tedeschi”.

Volevo far cascare il mito

e ci sono riuscito.

Questa poesia fa parte di una raccolta che ha scritto qualche anno fa per raccontare le storie di tanti partigiani. La formula scelta per rappresentarli è quella del verso libero sul modello dello Spoon River. Il libro lo trovate in vendita qui.

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