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- “Con tante iniziative, una società di voleva, e nell’autunno 1897 se ne decise la fondazione. Qui cominciano le vere origini della Juventus. Origini piuttosto oscure, a causa delle tenebre che regnavano nell’officina dei fratelli Canfari in Corso Re Umberto 42, dove si tenne la prima riunione costitutiva (…). I presenti, in tutto, non passavano la quindicina, il più vecchio diciassettenne, gli altri sotto i tre lustri (…).
Ciò che oggi formerebbe l’ultimo pensiero di un club, per le nostre menti giovanili costituiva un incubo: avere una sede! Di cercarla si incaricarono i Canfari, che presto trovarono un locale composto da quattro camere, un cortile, una tettoia, una soffitta, e provvisto in più di acqua potabile ”.
“Si venne finalmente alla seduta decisiva: battaglia grossa! Da una parte i latinofobi, dall’altra i classicheggianti, in minor numero i democratici. All’onore della votazione si avanzarono i tre nomi: ‘Società Via Fort’, ‘Società sportiva Massimo D’Azeglio’, e ‘Sport Club Juventus’. Per quest’ultimo pochi simpatizzavano, ragione per cui riuscì ad imporsi. E così la società fu battezzata ‘Sport Club Juventus’”.
(Enrico Canfari)
- (Rispondendo alla domanda: “Avvocato, vinca la Juve o vinca il migliore? ”) “Sono fortunato, spesso
le due cose coincidono”. (Gianni Agnelli)
- “La Juventus è il massimo. Tante le gioie. Poche, anche se bruciano ancora, le delusioni. Nel primo campionato ci piazzammo secondi, ma poi vincemmo la Champions League. Mi viene ancora la pelle d’oca se penso a quando ho tirato uno dei calci di rigore che ci diedero il trionfo. Era una Coppa cui la Società teneva moltissimo dopo quella dello stadio Heysel, insanguinata e piena di polemiche. L’anno successivo, purtroppo, mi infortunai al tendine d’Achille e dovetti dare forfait a Tokyo, un appuntamento con gli argentini del River Plate che ci tenevo tantissimo a non perdere. Partecipai comunque alla gioia dei miei compagni. Purtroppo, dietro l’angolo, per me, c’era stata la iella. Lo scudetto mi ripagò, con gli interessi, di quella amarezza e dell’altra, a Monaco di Baviera, nella finalissima persa con il Borussia Dortmund. Quella sera mi toccò soffrire in panchina. Ma non la dimenticherò facilmente”. (Gianluca Pessotto)
- (Su Rinaldo Martino) “S’è portato da quella capitale del mondo degli spiantati e dei guerrieri che è Buenos Aires tre paia di scarpe di pelle di mucca, modellate sui suoi piedi trentasette e mezzo, e privo di essere sarebbe nudo. Non se ne separa mai. Nella sua borsa di viaggio figurano in una borsetta supplementare nera con le iniziali R. M. ”. (Vladimiro Caminiti)
- “Non mi sveglierò mai da questo sogno, perchè è vero, è tutto vero: sono campione del mondo, gioco in B con la mia squadra, con il mio 10 sulla schiena ”. (Alessandro Del Piero)
- “Fin da piccolo stavo male quando perdevo una partita, avevo ed ho sempre una grande voglia di migliorarmi. Sono una persona che ama prendere sul serio tutto quello che fa, mi capitava già da ragazzino e non solo in campo sportivo. Ora poi, che sono alla Juventus, sono emozionato ed onorato. So che la mia gente si aspetta molto da me e io non voglio certo deluderla ”. (Pavel Nedved)