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- (Lettera aperta in “Hurrà Juventus ”, giugno 2006) “Oggi è il momento di ringraziare il nostro pubblico, i nostri tifosi, la gente della Juve. È il momento di ringraziare i ragazzi, i giovani, tutti quelli che non hanno mai smesso di credere nello sport e di credere in noi. Grazie a chi ha corso e non si è mai fermato, anche nei momenti più incerti e di fronte alle sfide più difficili. Ce l’abbiamo fatta. Tutti insieme. E allora grazie, per averci creduto e per non averci lasciati soli. Grazie per aver ricordato, in ogni momento, Alessio e Riccardo,
che sentiamo con noi anche oggi. Oggi si chiude questa stagione e siamo pronti per ricominciare. Perché noi siamo, e saremo sempre, la Juve. Grazie a tutti”. (Alessandro Del Piero)
- (Sulla morte di Umberto Caligaris) “La morte del povero Caliga la ricordo perfettamente. Aveva mangiato a casa molto abbondamentemente. Si doveva disputare sul campo di piazza d’Armi, dirimpetto lo Stadio Comunale, questa partita amichevole alla quale prendevano parte alcuni dirigenti ed ex giocatori.
Caligaris, al Brescia aveva sofferto di broncopolmonite. Le medicine gli avevano indebolito il cuore. Caliga, non giocare, gli ho detto. Era un sabato, chi poteva pensare che il giorno dopo avremmo giocato contro il Genova con il lutto al braccio?
Faceva un tempo brutto, già freddo, pericoloso per uno che soffriva di cuore… ‘Hai ragione, non gioco’, mi ha detto ma a voce bassa, come faceva quando diceva una cosa e ne pensava un’altra. Ed infatti la partita comincia, ne manca uno, l’ultimo che sbuca dallo spogliatoio, ha fatto tutto di nascosto, è lui e gioca. ‘Io provo’ – mi dice – ‘vedo come va’. Se sento qualcosa rientro subito.
E cominciammo a giocare, prende il pallone e corre per venti metri e poi mi dice: ‘non va il mangiare!’ Torna dentro, gli dico. Uscì subito dal campo. Invece di andare negli spogliatoi andò a sedersi dietro la porta con l’impermeabile sulle spalle. Prego Varglien II che era in borghese, di occuparsi di lui, che era diventato tutto pallido e respirava a fatica. Così il geometra Monateri lo accompagnò all’ospedale Militare. Ci siamo precipitati, io e Combi, c’erano già la moglie e la figlia. E così è morto, con la sua bella maglia bianconera”.
(Piero Rava)
- “Non sono solo un tifoso, mi sento un suo amante. Con la Juve sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me e a volte, con grande incoscienza, sono anche andato oltre”.
(Antonio Cabrini)
- “La Juventus ha vinto lo scudetto per la ventiseiesima volta, al termine di una stagione bellissima, pulita, con una conclusione degna di un romanzo d’appendice. La Lazio ha onorato la propria storia e la propria maglia, la Roma ha lottato a vinto al Delle Alpi. Mi hanno colpito, nel profondo del cuore, le lacrime di Ronaldo. Sono vicino al mio connazionale e gli voglio solo dire che il pallone è questo: felicità e amarezza, gioia sfrenata e malinconia profonda. Ma c’è sempre un domani, c’è sempre una possibilità di riscatto: perché tra pochi mesi si ricomincia, e ci sarà il tempo della rivincita”. (Darwin Pastorin)
- “Gianni Agnelli era un grande esteta del calcio, voleva vincere, ma prima di tutto amava i grandi giocatori, che fossero della Juve o avversari: da Hamrin a Baggio, passando per Sivori, Platini e Maratona. Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia”. (Giovanni Trapattoni)
- “Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una ‘bandiera’, come mi definite spesso, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera, che cresce col passare degli anni, e se ognuno di voi guarda con attenzione, ci trova scritto anche il proprio nome… Perché questa bandiera continui a crescere c’è bisogno di tutti noi: restiamo uniti!”. (Alessandro Del Piero)
- (Su Aldo Serena) “Bravo dalla cintola in su”. (Gianni Agnelli)
- “La Juventus mi esalta, nell’esprimermi in campo; la mia preoccupazione maggiore è quella di essere all’altezza della squadra in cui gioco. Non mi faccio illusioni, sono un professionista serio e preparato, ma prima di ogni cosa debbo ricordarmi che, nella Juventus, non vi sono solo tradizioni da rinnovare nel futuro ma anche un certo stile da perpetuare. Ciò che è sufficiente in una qualsiasi società di serie A è assolutamente scarso, se si milita in bianconero”. (Vinicio Verza)