La scuola di Valditara: latino alle medie, poesie a memoria e più storia d’Italia

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha anticipato, con un’intervista a “Il Giornale”, le Nuove Indicazioni Nazionali (ovvero i nuovi programmi), per il primo ciclo (ovvero il cammino a scuola di chi ha tra i tre ed i 14 anni). 

Secondo il racconto del ministro sono state introdotte “molte innovazioni”, grazie al contributo di “storici come Ernesto Galli della Loggia, latinisti come Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, letterati come Claudio Giunta, musicisti celeberrimi come Uto Ughi e figure di spicco del mondo artistico”

Le intenzioni

La prima cosa da dire è che l’aggiornamento dei programmi era un adempimento da compiere, visto che l’ultimo aggiornamento risale al 2012, quando il ministro dell’Istruzione era Francesco Profumo (uno dei dicasteri del governo Monti). 

Le intenzioni del ministro direi che siano condivisibili “cerchiamo di rimediare alla sindrome italiana descritta dal Censis secondo cui il 41,1 per cento degli italiani crede erroneamente che Gabriele D’Annunzio sia l’autore dell’Infinito e il 35,1 per cento che Eugenio Montale sia stato un Presidente del consiglio degli anni 50”. Il ministro a parole non vuole una scuola sovranista: “Ma no, niente slogan facili. Il nostro obiettivo è una scuola seria, protesa in avanti e attenta all’educazione critica dei nostri ragazzi. Sul modo in cui si intende arrivare a questo obiettivo si può discutere”.

Sul modo in cui si vorrebbe arrivare a questo obiettivo c’è da discutere.

Troppo di tutto

L’impressione è che, come troppo spesso accade, si voglia affidare troppi compiti nella scuola. Dal ritorno alle medie del latino, che dal 2026/27 smetterà di essere una materia extracurricolare per diventare curricolare, anche se opzionale, con un’ora a settimana a partire dal secondo anno, al rilancio dello studio della Bibbia, della mitologia e dell’epica classica – “già alle elementari i primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale ma anche le saghe nordiche”.

Nella scuola dell’Infanzia, l’idea del ministro è di “riprendere questa grande scuola della memoria, con testi più semplici all’inizio, anche filastrocche, scioglilingua e altro”, che col passare degli anni dovrebbe portare ad un ritorno delle poesie imparate a memoria. “Sarà dato più spazio alla letteratura, anche dell’infanzia, e alla grammatica”, “e poi, fra le tante novità, sin dalla prima elementare avvicineremo i bambini alla musica, alla sua comprensione, alla civiltà musicale”. 

Per non sembrare solo una scuola ancorata al passato si prevede anche l’introduzione di strumenti moderni, come graphic novel, romanzi a fumetti e la visione di film, e la lettura di nuovi testi – dalla saga di Percy Jackson a Stephen King.

Abolire la Geostoria

Viste le tante attività collaterali all’insegnamento che già ora si svolgono a scuola, per fare la metà di quello che il ministro annuncia bisognerebbe restare a scuola almeno il doppio del tempo previsto negli attuali cicli scolastici… Ma al ministro il lungo elenco non basta ancora, vuole anche abolire la geostoria (che in realtà sarebbe materia di insegnamento nella scuola superiore), e vuole sviluppare la storia “come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche, privilegiando inoltre la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente”.

Come arrivare a questi obiettivi

Dimenticavo di aggiungere che i nuovi programmi dovrebbero essere applicati a partire dall’anno scolastico 2026/27. Per raggiungere degli obiettivi, al di là delle dichiarazioni di intenti, sono necessari degli investimenti seri nella scuola. Le sole parole possono servire unicamente alla propaganda politica.

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